Veterinari condannati per aver ucciso 9 cuccioli. Lav: radiateli

Confermata dalla Corte d'Appello dell'Aquila la sentenza di primo grado a carico del direttore del Servizio Veterinario di Sanita' Animale della ASL dell'Aquila, e di un veterinario dello stesso servizio, condannati a due mesi e dieci giorni di reclusione per l'uccisione di nove cuccioli di cani randagi avvenuta nell'ottobre 2004.

Il 26 ottobre del 2004 il direttore del servizio veterinario aveva ordinato la soppressione di nove cagnolini trovati nel giardino di un uomo, che aveva chiesto l'intervento della ASL per portarli in canile. Il dirigente della ASL, invece, decise di procedere alla soppressione, asserendo presunti motivi di "ordine pubblico". In sede d'udienza gli imputati hanno sostenuto di aver agito legittimamente poiché il proprietario del terreno in cui furono trovati i cuccioli avrebbe dichiarato che gli animali erano di sua proprietà e ne avrebbe quindi chiesto la soppressione: "la sentenza conferma invece che il rapporto tra animali e loro eventuali 'padroni' deve rispondere a nuovi obblighi e responsabilità per i quali il 'proprietario' non ha più la libera disponibilità dell'animale, né può infliggere sofferenze o togliergli la vita inutilmente. La sentenza chiarisce inoltre che le uniche motivazioni valide legalmente in base alla legge n 281 del 1981 per la soppressione di cani o gatti sono, in maniera eutanasica, la certificata incurabilità o la comprovata pericolosità. La Lav chiede ora la radiazione dei due veterinari dalla professione.

 

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