Su Iva per cure veterinarie, sale la protesta su Facebook

L'aumento dell'Iva al 21% coinvolgerà anche le cure veterinarie e sale la protesta dei cittadini, e face book ne è il portavoce.Medici degli animali, proprietari di cani e gatti e cittadini contestano sul social network non solo il rincaro dell'aliquota, ma il principio stesso dell'applicazione dell'imposta su prestazioni di salute e su obblighi di legge.

L’Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), sulla sua pagina virtuale ospita le proteste.Chi lascia un messaggio sulla 'bacheca' dell'Anmvi - evidenzia l’associazione - condivide le richieste fatte al Governo: che le prestazioni veterinarie siano escluse dall'aumento al 21%; che si applichi l'Iva ridotta del 10% sulle cure veterinarie e che vengano esentate le spese veterinarie obbligatorie e tutte le prestazioni di prevenzione per la tutela della sanità pubblica. L'aumento dell'Iva compromette la prevenzione veterinaria e rischia di vanificare la lotta al randagismo: l'intervento di sterilizzazione chirurgica sui randagi e sugli animali di proprietà per il controllo della popolazione animale dovrebbe essere Iva esente. In questo modo, il Governo ha rinunciato anche a combattere il randagismo. Esenti dovrebbero essere anche gli obblighi di legge come alcune vaccinazioni  e l'identificazione con microchip per la registrazione nell'anagrafe degli animali da compagnia: una anagrafe aggiornata - conclude l'Anmvi - è fondamentale anche per la pianificazione finanziaria dei fondi che lo Stato versa annulmente alle Regioni per combattere il randagismo e gestire i canili. Colpita anche la detraibilità delle spese veterinarie. Era già minima adesso viene ulteriormente ridotta.

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