Come sta l'ambiente? Ce lo dicono le rondini

Dagli Anni Settanta la popolazione delle rondini si è ridotta del 50 per cento, i nostri cieli del 21 marzo, equinozio di primavera, sono sempre più silenziosi: la rondine non è l’unica specie migratoria in pericolo, ma di sicuro è fra le «sentinelle» della salute della natura, animali che come il panda tra gli orsi stanno a misurare quanto ci resta di biodiversità.

La Lipu, Lega protezione per gli uccelli, domenica prossima festeggia l’arrivo di 16 milioni di coppie di rondini con «Spring Alive», il progetto educativo di Birdlife International, un censimento «allargato» a tutti: chiunque avvista una rondine (o un altro esemplare delle specie «primaverili» come rondoni, gruccione, cuculo e cicogna bianca) può segnalarne la presenza sul sito Internet www.springlive.net.
Quando le rondini dai luoghi di svernamento arrivano in Europa trovano la trasformazione dell’agricoltura e delle stalle. Con l’allevamento tradizionale, con gli animali anche all’esterno, c’era una maggiore nidificazione perché gli animali garantivano la presenza di grandi quantità di insetti, cibo per questi volatili. Insetti che di solito si trovano, anzi si trovavano, anche nei prati, quelli che rimanevano tali per decenni, i cosiddetti prati “stabili”. La coltivazione intensiva con il conseguente uso di pesticidi ha ridotto drasticamente la presenza di cibo per le rondini.
La Lega protezione uccelli da tempo chiede, oltre a un’agricoltura meno intensiva, che i Comuni emanino una delibera «salvarondini».
A Roma il Comune ha lanciato un appello: «Evitate di fare lavori alle grondaie e nei sottotetti delle case dove questi uccelli costruiscono il loro nido o dove tornano sperando di trovare il rifugio dell’anno precedente».

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